Nerello Mascalese – AIS Lecco

Vitigno a bacca nera storicamente prevalente sull’Etna, prende il nome dal territorio di Mascali dove venne selezionato un paio di secoli fa. È la base dell’Etna Rosso DOC, nel quale devono essere presenti uve Nerello Mascalese per almeno l’80%. Come gli altri vitigni etnei il Nerello Mascalese è a maturazione tardiva, dunque viene vendemmiato intorno alla seconda decade di ottobre. Produce vini dalle sfumature diverse a seconda del versante, della quota in cui è coltivato e del sistema di allevamento, generalmente accomunati da una grande struttura e da un’eleganza di profumi destinata ad evolversi ulteriormente con l’invecchiamento.

 

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I vini dell’Etna – AIS Lecco

I vini dell’Etna che rappresentano oggi una delle più apprezzate eccellenze del vino siciliano, sono il frutto di una tradizione vitivinicola tra le più antiche al mondo. La vite ha sempre trovato sull’Etna un ambiente ideale in cui svilupparsi. Il rinvenimento ai piedi del vulcano di una vite selvatica risalente all’epoca terziaria conferma ciò che agli antichi greci era già noto da tempo: l’esistenza della vite sull’Etna da tempi remotissimi.

Una pianta non seminata, né piantata né arata, come la descrive Omero nell’Odissea parlando della fertile terra dei Ciclopi e, secondo un’antica leggenda, disseppellita dal cane reale Aeunon, dal cui nome forse deriva il termine greco enos, vino.

 

In epoca romana i vini etnei sono assai apprezzati nella capitale e nell’area mediterranea; la superficie vitata aumenta, vengono costruitii primi torchi, la pratica della viticoltura etnea diviene oggetto di dissertazione da parte di scienziati e poeti. Il passare dei secoli vede i vini dell’Etna ancora al centro di un grande interesse e di un importante commercio. In epoca moderna i vini vengono imbarcati al porto di Riposto alla volta della Francia, destinati a tagliare e dare corpo ai vini francesi. Il successo del comparto vitivinicolo (dovuto anche alla riforma agraria del 1812) spinge i contadini ad ampliare la superficie vitata che, così, si innalza di quota. I terreni pietrosi e scoscesi del vulcano impongono una diffusa opera di dissodamento e di costruzione dei muretti a secco di pietra lavica, monumentali terrazzamenti per vigneti che adesso si spingono fino ed oltre i 1000 metri di quota. In questo periodo proliferano i palmenti in pietra lavica, già presenti fin dall’epoca romana, ossia il luogo deputato alla trasformazione dell’uva a cui erano annesse l’abitazione dei contadini e la stalla. Il territorio etneo è ancora oggi disseminato di queste case-cantina in pietra lavica che, durante la vendemmia, brulicano di vita, di canzoni contadine, di tradizioni e riti imperituri.

Il vino dell’Etna, nelle sue tipologie Etna Rosso, Etna Rosato, Etna Bianco ed Etna Bianco Superiore, è stato il primo vino siciliano da tavola ad ottenere, nel 1968, il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata.

I vitigni autoctoni dell’ Etna

Nerello Mascalese

Vitigno a bacca nera storicamente prevalente sull’Etna, prende il nome dal territorio di Mascali dove venne selezionato un paio di secoli fa. È la base dell’Etna Rosso DOC, nel quale devono essere presenti uve Nerello Mascalese per almeno l’80%. Come gli altri vitigni etnei il Nerello Mascalese è a maturazione tardiva, dunque viene vendemmiato intorno alla seconda decade di ottobre. Produce vini dalle sfumature diverse a seconda del versante, della quota in cui è coltivato e del sistema di allevamento, generalmente accomunati da una grande struttura e da un’eleganza di profumi destinata ad evolversi ulteriormente con l’invecchiamento.

Nerello Cappuccio

Il Nerello Cappuccio, o Mantellato, è un altro vitigno a bacca rossa diffuso sul vulcano che, assieme al Nerello Mascalese ma in percentuali assai inferiori, rappresenta gran parte del panorama ampelografico delle vigne etnee. Il suo nome deriva dal caratteristico portamento della pianta. È presente nell’Etna rosso DOC per una quota che non può superare il 20%. Al vino regala una maggiore intensità cromatica sopperendo così alla scarsa capacità colorante del Nerello Mascalese.

Carricante

È un vitigno a bacca bianca che si trova esclusivamente sull’Etna e il suo nome si riferisce alla grande produttività della pianta, intendendosi infatti per carricante “pianta carica di frutti”. È particolarmente diffuso nel versante est del vulcano ed è la base dell’Etna bianco DOC.

Minnella

Vitigno autoctono a bacca bianca coltivato soltanto sulle pendici del vulcano, lo si ritrova spesso associato in vigna al Nerello e al Carricante. Il nome deriva dal siciliano e vuol dire “piccolo seno” per la forma dei suoi acini. È diffuso nel versante est e in particolare nel territorio di Viagrande.

 

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