Cena della Legalità Lions Club Pistoia

Filippo CogliandroCena della legalità

Lions Club Pistoia con Filippo Cogliandro
Pistoia 1° marzo 2017, ore 20,00
Antico Convento Park Hotel et Bellevue – Via San Quirico, 33

A Pistoia, Capitale italiana della cultura 2017
la Legalità si serve in tavola…..

Il Lions Club di Pistoia, su iniziativa del Presidente Dr. Enrico Cocchi, ha invitato il primo marzo lo chef calabro Filippo Cogliandro per “La Cena della Legalità” un appuntamento per celebrare il centenario della nascita dei Lions Club nel mondo – anno 1917 anno 2017, 100 anni dei Lions di tutto il mondo che hanno cambiato le vite delle persone tramite servizi umanitari – ponendo come obiettivo quello di ribadire la volontà di uno straordinario impegno civile da parte del mondo  dell’associazionismo  Lions al fianco di quanti si spendono quotidianamente per l’affermazione della cultura della legalità e della giustizia sociale. Presenti il Dr. Antonino Poma, Governatore Distrettuale Lions Club, il Prefetto della città, magistrati, amministratori, giornalisti, forze dell’ordine ed esponenti del mondo del volontariato, tanti gli ospiti illustri per quello che sarà più di un momento conviviale ma l’occasione per fare un’importante riflessione.
Con questa iniziativa – afferma il Dr. Antonino Poma, Governatore Distrettuale Lions Club Toscana –  noi Lions, secondo la mission della nostra associazione, intendiamo sottolineare l’impegno del mondo dell’impresa a favore della Legalità e in difesa della Legge, nella chiara consapevolezza che il mondo dell’associazionismo rappresenta uno dei più forti baluardi a protezione del sistema di regole che danno affidabilità al tessuto economico, contribuendo a far crescere le nostre attività e l’intero territorio.
Filippo Cogliandro, lo chef che tiene alto il nome della cucina calabrese anche da un’altra prospettiva, quella della legalità. Lo chef dell’Accademia Gourmet di Reggio Calabria, che ha ricevuto il premio Paolo Borsellino con la sua azione civile e sociale, rivolta prevalentemente agli studenti, contrasta la ‘ndrangheta con la sua cucina, la sua risposta alle minacce subite sono “Le cene della legalità”. Nei suoi piatti infatti si ritrova tutto il gusto del territorio, che inizia dalle filiere “pulite” dell’agroalimentare per arrivare ad una Calabria con un nuovo respiro, argomenti nuovi che non siano solo la ‘ndrangheta, per parlare di arte, cultura, storia e cucina, e per cambiare pagina. E questa è la migliore delle ricette.
Alla serata parteciperanno anche i ragazzi dell’Istituto Alberghiero Martini che affiancheranno Filippo in cucina nella preparazione della cena e che effettueranno servizio di sala e di accoglienza degli ospiti. Il giorno seguente Filippo Cogliandro terrà una lezione agli studenti per parlare di una cucina come pretesto per raccontare i valori della legalità e delle tradizioni, dunque la storia di un popolo.
Il ricavato della cena sarà dedicato all’Associazione cittadina We love Anastasia. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile l’organizzazione e la realizzazione di questa cena: L’Istituto Professionale Martini, Villa Pillo e Società Agricola Betti
http://www.lionsclubpistoia.it
http://www.laccademia.it
http://www.alberghieromontecatini.gov.it
Cena della Legalità Lions Club Pistoia
1° marzo 2017
Un grazie a tutti che avete contribuito a regalare un sorriso…….
Un grazie del Presidente Lions Pistoia Dr. Enrico Cocchi a tutti, alla regione Toscana che ha concesso il Patrocinio, al Comune di Pistoia, al Governatore Distrettuale Antonino Poma, alle Autorità che hanno, con la Loro Presenza, dare un segno al nostro evento, allo chef  Filippo Cogliandro, all’Hotel Il Convento et Bellevue  che ha ospitato  l’evento nei suoi splendidi saloni, a chi ha donato il vino, le Cantine Betti di Quarrata e Villa Pillo di Gambassi Terme, alla Scuola Alberghiera Martini di Montecatini.

La Location, il sogno dell’Hotel Il Convento et Bellevue, 4 Stelle a Pistoia una storia affascinante si respira in queste antiche stanze…….Il Convento di Pistoia fu edificato nei primi anni del 1800 da Padre Andrea da Quarata, francescano, e fu costruito su terreni donati dall’Arcidiacono Niccolò Sozzifanti, persona nobile e illustre della città di Pistoia. Il complesso originale è formato da due piani, un cortile e due chiostri interni dove si affacciavano le piccole celle dei frati trasformate a partire dagli anni ’80 in camere d’albergo, alcune con bellissima vista su Pistoia.
Adiacente al Convento fu eretta una grande Chiesa, sconsacrata nel 1972, con un’unica navata centrale, abside e sei cappelle laterali munite di altari con grandi dipinti su tela raffiguranti Sant’Atto con il Vescovo di Pistoia, il Martirio dei frati in Cina e la raffigurazione dell’Assunzione dei Santi, realizzati dal Folchi e datate 1875.
Adiacente alla Chiesa si trova una piccola Cappella costruita nei primi del ‘900 dedicata a Fra Giuseppe Giraldi (detto Fra Giuseppino)
Dagli inizi degli anni ’70 la struttura subì importanti trasformazioni diventando una struttura recettiva, albergo con ristorante fino all’attuale gestione in Hotel 4 stelle con storico ristorante tipico toscano e tradizionali ricette antiche toscane. www.hotelconvento.it

Cantina Betti, venti ettari di vigneti nelle colline del Montalbano. La cantina sorge agli inizi del ‘900 a Quarrata, nel territorio del un piccolo angolo di Toscana che racchiude in se’, ancora intatti, tutti i nobili caratteri di queste antiche terre: le romantiche pievi e i piccoli borghi medievali dai profili turriti, le ampie distese di oliveti e vigneti, punteggiate qua e la’ da cipressi solitari, l’eleganza e il fasto delle ville medicee e le campagne laboriose, unite all’aleggiare discreto del genio di Leonardo da Vinci. Le vigne della Fattoria Betti crescono in un terreno argilloso posto a 150-200 metri s.l.m e in prevalenza sono Sangiovese, Cabernet, Trebbiano, Canaiolo nero e Merlot. L’allevamento è a cordone speronato la lavorazione avviene mediante l’inerbimento parziale e i concimi organici. L’uva, una volta matura, è tuttora raccolta a mano e selezionata minuziosamente. www.fattoriabetti.it

BIANCO DI TOSCANA IGT “CRETO DE’ BETTI”
il vino donato per La Cena della Legalità – Lions Club Pistoia

Vitigni: Chardonnay 70 %, Trebbiano 30%.
Allevamento: Cordone speronato.
Vendemmia: A mano con una attenta selezione delle uve.
Vinificazione: Fermentazione in tini di acciaio a temperature controllate.
No malolattica. Affinamento in vasche di acciaio per 6 mesi e
successivamente in bottiglia per 2 mesi.
Imbottigliamento: Aprile/Maggio successivo alla vendemmia.
Caratteristiche organolettiche: Giallo paglierino. Al naso esprime aromi intensi, puliti e gradevoli che si aprono con note di frutta tropicale, bouquet di fiori e rosa. Gradevole, intenso, elegante, equilibrato, di buon corpo.
Alcool: 13 %
Da servire: Ad una temperatura di 12°-13° C.
Abbinamenti: Creto de Betti accompagna bene aperitivi, carni bianche, pesce, formaggi freschi.

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Cena della legalità

Filippo CogliandroCena della legalità
Lions Club Pistoia con Filippo Cogliandro
Pistoia 1° marzo 2017, ore 20,00
Antico Convento Park Hotel et Bellevue – Via San Quirico, 33

A Pistoia, Capitale italiana della cultura 2017
la Legalità si serve in tavola…..

Il Lions Club di Pistoia, su iniziativa del Presidente Dr. Enrico Cocchi, ha invitato il primo marzo lo chef calabro Filippo Cogliandro per “La Cena della Legalità” un appuntamento per celebrare il centenario della nascita dei Lions Club nel mondo – anno 1917 anno 2017, 100 anni dei Lions di tutto il mondo che hanno cambiato le vite delle persone tramite servizi umanitari – ponendo come obiettivo quello di ribadire la volontà di uno straordinario impegno civile da parte del mondo  dell’associazionismo  Lions al fianco di quanti si spendono quotidianamente per l’affermazione della cultura della legalità e della giustizia sociale. Presenti il Dr. Antonino Poma, Governatore Distrettuale Lions Club, il Prefetto della città, magistrati, amministratori, giornalisti, forze dell’ordine ed esponenti del mondo del volontariato, tanti gli ospiti illustri per quello che sarà più di un momento conviviale ma l’occasione per fare un’importante riflessione.
Con questa iniziativa – afferma il Dr. Antonino Poma, Governatore Distrettuale Lions Club Toscana –  noi Lions, secondo la mission della nostra associazione, intendiamo sottolineare l’impegno del mondo dell’impresa a favore della Legalità e in difesa della Legge, nella chiara consapevolezza che il mondo dell’associazionismo rappresenta uno dei più forti baluardi a protezione del sistema di regole che danno affidabilità al tessuto economico, contribuendo a far crescere le nostre attività e l’intero territorio.
Parte di nuovo il Tour de Le Cene della Legalità di Filippo Cogliandro, in Italia a Pescara, Firenze, Pistoia e Roma all’estero dopo Berlino a  Città del Messico e Manaus…..
Filippo Cogliandro che tiene alto il nome della cucina calabrese anche  da un’altra prospettiva, quella della legalità, proprietario e Chef dell’Accademia Gourmet di Reggio Calabria ha ricevuto il premio Paolo Borsellino 2016, perché con la sua azione civile e sociale rivolta prevalentemente agli studenti contrasta la ‘ndrangheta, le “Le cene della legalità” sono la  sua risposta alle minacce subite.
Nei piatti di Filippo Cogliandro  si ritrova tutto il gusto del territorio, che inizia dalle filierie “pulite” dell’agroalimentare, selezionando aziende virtuose a km O, i presidi Slow Food, le aziende che fanno capo a Goel Bio, cooperativa sociale agricola che raccoglie i produttori calabresi che si oppongono alla ‘ndrangheta.

Cene della legalità: di che si tratta e qual è lo scopo ?

Il progetto de Le Cene della Legalità, nasce a Firenze a seguito di una intervista, nasce per raccontare la mia esperienza, per raccontare un periodo buio della mia vita che mi fa fatto capire che “il silenzio uccide” e che  ho voluto far conoscere attraverso la cucina, la mia terra, il mio dolore, le mie paure, e poi il sostegno e l’amicizia con Don Luigi Ciotti, la mia grande brigata, il mio lavoro ed infine la solidarietà ricevuta, uno status che mi ha dato il coraggio di una scelta entusiasmante: “la denuncia come investimento per il proprio futuro”, anche perchè, attraverso organi di stampa, si evince che i tentacoli della mafia si sono infiltrati nel settore della ristorazione ormai da anni con dei fatturati di miliardi.  Da Lazzaro mi sono spostato come ristorante al centro storico della città di Reggio Calabria, continuando a fare conosce il mio progetto  de  “Le cene della Legalità” che sono diventate un riferimento reale in tutta Italia, in Europa e anche in giro per il mondo.
L’Accademia di Reggio Calabria
La mia cucina la chiamo “un pretesto” un rito che si svolge nel mio ristorante,  da patron lo vedo incastonato come un gioiello nel cuore di Reggio Calabria, interni importanti, come quelli di una antica dimora piena di storia e di storie, arredi e colori, atmosfera evocativa e la vista del mare. Sono i tratti distintivi del mio estro culinario con la garbata attenzione del direttore di sala Francesco Rando, insieme, il rito della tavola facendo parlare la materia prima accompagnata da etichette di tutto rispetto.
Tu sei calabrese: che rapporto hai con la tua regione e soprattutto con la sua cultura e mentalità?

Il mondo del food, in questo momento, “va di moda” ” è gestito da chef ormai diventati attori o….comparse……sgomitando verso la TV  pur di assumere per poche ore l’ambito status di uno scoop giornalistico. Senza dimenticarne un importantissimo risvolto: il rapporto fra le due funzioni complementari di chi cucina, il «desiderio di capire» e la «passione di trasmettere».
Invece il vero amante della tavola vuole “ gustare un territorio” lo vuole conoscere attraverso i prodotti, i sapori, i profumi ed i suoi colori. Per questo, noi cuochi calabresi, dobbiamo imparare a comunicare ed essere ambasciatori del nostro territorio.
La Calabria è un territorio “fuori mano”, è fuori dai percorsi dei critici e dei giornalisti del food, che viaggiano e vanno in regioni facilmente appetibili, infatti da noi è rarissimo avere un critico e, come cucina, noi rimaniamo “terra di nessuno”, siamo decisamente fuori dalle guide. Noi chef imprenditori riteniamo il settore enogastronomico calabro come un solista, ha bisogno  di un’orchestra per fare rete, unire piccoli e grandi produttori, i loro consorzi, organizzandosi e creando una comunicazione efficace sulla straordinaria qualità e varietà e direi anche esclusività (il bergamotto) dei prodotti calabresi.
In questo momento la Calabria ha bisogno di professionalità che dirottino la comunicazione su argomenti diversi: non si può solo parlare di ‘ndrangheta, è arrivato il momento di parlare di arte, cultura, storia e cucina e combattere la mentalità gretta e retrograda attraverso tali argomentazioni.

Come giudichi il declino del meridione?
Il Sud non è abbandonato ma è  “solo”, si abbandonano le cose quando si sono prese, il Sud non è mai “preso”, mai posto all’attenzione reale del resto del paese, è povero di strade, di vie di comunicazione, di viabilità; l’autostrada Salerno – Reggio Calabria inaugurata nei giorni scorsi ma iniziata decenni fa, è piena di scandali, truffe, arresti, e i governi che si sono succeduti, hanno lasciato questa immagine delle nostre vie di comunicazione, attraverso disservizi, mancanze di treni, la chiusura dell’aeroporto di Crotone e la paventata chiusura definitiva dell’aeroporto di Reggio Calabria, riferimento di identità di una città metropolitana in forte espansione. Il Sud è utile solo a far emanare proclami per interventi straordinari, a scopo elettorale, che non arrivano mai e quando arrivano non raggiungono l’obiettivo previsto.
Il Premio Paolo Borsellino
Penso ancora a quell’istante, avevo le lacrime agli occhi, parlare di questo premio mi emoziona e suscita in me anche un certo imbarazzo per il significato profondo che oggi mi lega ai magistrati Borsellino e Falcone pur se con professionalità diverse: loro lottavano le mafie attraverso il Diritto,  io invece, attraverso il mio modo di fare cucina e impresa evidenzio il “problema ‘ndrangheta” in una città martoriata come Reggio Calabria. Ma tante cose, finalmente, stanno cambiando oggi a Reggio Calabria c’è una straordinaria collaborazione tra le varie forze dell’ordine e la Procura; posso affermare che i successi ottenuti in questo ambito sono dovuti ad una perfetta macchina investigativa in sinergia tra Prefettura, Procura della Repubblica e tutte le forze dell’Ordine e direi anche una presa di coscienza del cittadino, ormai stanco di subire.
Una ricetta per la Calabria

Cambiare pagina, aprirsi al mondo che corre a velocità pazzesca……ti faccio un esempio, io ho una brigata composta da sei elementi, uno è del Gambia, un altro del Senegal, sbarcati sulla costa calabrese qualche anno fa. Erano minori e ne ho chiesto l’affidamento. Sono cresciuti e prima li ho inseriti in azienda come apprendisti, ora sulla loro busta paga c’è scritto aiuto cuoco. Capisci quello che voglio dire? La Calabria adesso ha bisogno di un nuovo respiro, argomenti nuovi che  non siano solo la ‘ndrangheta. Bisogna  parlare di arte, cultura, storia e cucina. Così si cambia pagina”. E questa è la migliore delle ricette.

Cucina e Scuola, vedo come ti dedichi alle scuole di formazione professionale
Attraverso la mia professione entro nelle scuole, per me è importantissimo dialogare con i ragazzi, gli allievi degli istituti alberghieri raccontando la legalità, raccontare la mia storia ai ragazzi che incontro dopo le mie Cene della Legalità.
Infatti una sezione importante della mia attività di impegno sociale è dedicata alle scuole, in maniera particolare agli istituti alberghieri. La mia cucina diventa il pretesto per far parlare i miei piatti attraverso le materie prime della mia terra, una terra generosa, che insegna l’armonia della cucina, il bello, il buono, i valori, le tradizioni, la storia di un popolo.

Quanto influiscono le tue origini?
Io mi definisco un uomo “libero” con la passione della cucina.
Il mio mare, la mia terra, i ricordi, la mia vita tutti insieme sono la mia cucina, un insieme armonioso di emozioni e ricordi, volontà e creatività, passione e sacrificio, un lavoro che scegli, un lavoro che ti sceglie…
Crediti ph: Stefano Mileto
Press: Cristina Vannuzzi
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Stipendi più bassi degli uomini, pochi figli e spesso vittime del sessismo: ecco l’identikit della donna del vino negli anni Duemila

Stipendi più bassi degli uomini, pochi figli e spesso vittime del sessismo: ecco l’identikit della donna del vino negli anni Duemila

Presentata a Roma l’indagine-sondaggio che ha coinvolto produttrici, giornaliste,enotecarie, ristoratrici e sommelier dell’associzione nazionale giudata da Donatalla Cinelli Colombini

Laureate, fanno figli dopo i 30 anni, guadagnano spesso meno degli uomini e sono ancora alle prese con il sessismo: ecco la fotografia della Donna del Vino degli Anni Duemila. È questo l’esito di un’indagine-sondaggio promossa dall’Associazione nazionale Le Donne del Vino e presentata a Roma nella sala conferenze dell’Associazione Stampa estera. Un lavoro che in parte andrà a confluire nell’indagine mondiale di Wine Business International, la prestigiosa agenzia britannica di analisi sul vino.

“L’indagine 2016 sulle Donne del vino rivela il nuovo profilo del mondo del vino italiano al femminile. Alcune conferme e molte sorprese, soprattutto riguardo a un sessismo superiore alle aspettative” commenta la presidente nazionale dell’Associazione Donatella Cinelli Colombini. Presenti con lei Gabriele Micozzi, docente di Marketing della Luiss Business School, e Alfredo Tesio, coordinatore del Gruppo del Gusto della Stampa Estera. Al questionario inviato nei mesi scorsi, hanno risposto produttrici, giornaliste ed esperte, enotecarie, ristoratrici di tutte le parti d’Italia, cioè il 24% della compagine sociale. “Su due punti c’è un’assoluta omogeneità di vedute – rileva la presidente – sul ruolo delle donne nel mondo del vino le cose vanno meglio, ma non bene e c’è ancora tanto da fare per raggiungere una reale parità di genere. Inoltre le donne prendono esempio da altre donne assumendole come modelli (82%) elemento quest’ultimo da non sottostimare perché le recenti indagini di Wine Economics sulle donne del vino australiane (http://www.wine-economics.org/aawe/wp-content/uploads/2014/05/AAWE-WP154.pdf) hanno invece rivelato la propensione del settore femminile del vino a conformarsi a comportamenti professionali e sociali maschili adattandosi a un ambito che le vede in netta minoranza”. Micozzi ha anticipato una ricerca che sta conducendo sulla psicologia che differenzia donne e uomini: “Sto analizzando la zona di confort del cervello che differenzia il modo di pensare della donna dall’uomo, la capacità di provocazione della mente, le attività in cui viene coinvolta una donna e quelle in cui viene coinvolto un uomo, le intelligenze diverse: radar per la donna, tunnel per gli uomini, la velocità del pensiero che oggi è molto più sviluppata nelle donne”. L’indagine sarà presentata ad aprile al Vinitaly.

Vediamo nel dettaglio cosa hanno risposto le intervistate:

PRODUTTRICI

Le conferme riguardano la scolarizzazione decisamente molto alta, per cui il 43% ha almeno la laurea e il 15% anche un diploma post universitario. Sorprende invece la difficoltà di conciliare la vita professionale e la nascita dei figli.  Le Donne del Vino produttrici sono all’88% titolari o contitolari della cantina in cui lavorano, ma devono rimandare la nascita dei figli molto avanti nel tempo per cui la metà di chi ha fra i 40 e i cinquant’anni ha ancora figli minorenni. Una realtà diversa da quella idilliaca che tutti immaginano nel bucolico mondo del vino dove tutto sembra “a misura d’uomo” e dove invece i ritmi di lavoro e gli impegni professionali, spesso lontani da casa, creano una situazione poco conciliabile con la famiglia e simile a ogni altra attività di alto profilo. Da sottolineare che nessuna delle produttrici intervistate si dichiara pensionata benché il 19% di esse abbiano più di 60 anni. Evidentemente smettere di lavorare è un’eventualità non contemplata per le donne che fanno impresa. Si tratta nel 42% dei casi di piccole cantine con fatturato inferiore al mezzo milione di euro, solo il 17% raggiunge il milione e il 41% lo supera. Nonostante una dimensione aziendale che potrebbe creare dei limiti tutte esportano molto e il 52% ricava oltre la metà del suo business nei mercati esteri.  Anche i dati sulla quota di vino con denominazione sul totale (69%) dimostra un deciso orientamento verso la qualità e il dinamismo, atteggiamenti confermati dalla diversificazione produttiva che riguarda l’85% delle Donne del Vino con quote di oltre un terzo del business aziendale.  Il 21% ha anche la ristorazione in azienda e il 30% offre pernottamenti; plebiscitaria la vendita diretta (91%). Forte l’attenzione all’ambiente per cui il 27% produce biologico o biodinamico.

Le parti più sorprendenti dell’indagine riguardano la sezione che andrà a confluire nell’indagine mondiale di Wine Business International – reputatissima agenzia britannica di analisi sul vino – sulla condizione femminile del settore enologico.  Si tratta di qualcosa di coraggioso e di mai analizzato prima.

Alla domanda “Pensi di ricevere lo stesso stipendio che ricevono gli uomini che svolgono gli stessi compiti?”, il 29,9% ha risposto “no” e il 18% “forse no” benché, come detto prima, a rispondere siano state soprattutto le titolari delle cantine e le stesse abbiano dichiarato di retribuire, nel 96% dei casi, allo stesso modo dipendenti maschi e femmine. Per gli stessi motivi non sorprende che la domanda sugli atteggiamenti sessisti abbia ottenuto un “no” quasi plebiscitario (85%) benché ci sia anche chi è stata “insultata per non essermi sottomessa al boss” e si ammette che “le donne continuano a faticare il doppio per affermarsi anche nelle aziende familiari dove sono contitolari con uomini”. Più problematica la situazione nelle fiere dove il 21% delle produttrici ha dovuto difendersi dagli attacchi maschili o almeno contrastare un atteggiamento sessista.

ENOTECARIE E SOMMELIER DI ENOTECHE

Lo scenario peggiora quando a rispondere sono donne in posizione dipendente come le enotecarie e sommelier che nel 63% dei casi è certa o sospetta di guadagnare meno dei colleghi maschi, ma nella scelta del lavoro attuale ha privilegiato le imprese dove la differenza fra i generi è minore.

Si tratta per il 75% di laureate o con diploma post universitario, ma benché il 50% abbia meno di 39 anni nella stragrande maggioranza dei casi non ha figli.  Segno di un reale disagio a conciliare la carriera e la famiglia anche in presenza di contratti a tempo indeterminato.

RISTORATRICI

Meno scolarizzate (33% con laurea o diploma post universitario) e in grande maggioranza ultracinquantenni (72%) le ristoratrici che hanno risposto al sondaggio sono per la stragrande maggioranza titolari dell’esercizio in cui operano e, fra le Donne del Vino, quelle meno colpite dai problemi di genere.

GIORNALISTE ADDETTE ALLE PR E MARKETING, ESPERTE E CONSULENTI

Sul fronte opposto le giornaliste, PR e addette al marketing, consulenti ed esperte. La fascia di età delle intervistate si concentra fra i 40 e i 59 anni (63%) e il livello di istruzione è molto alto con un 66% che possiede una laurea o un diploma post universitario, mentre aumenta il dubbio o la certezza di venire retribuita meno dei colleghi uomini (62%). C’è persino chi ammette che, dove lavorava prima, “non era “concesso” alle donne ricoprire ruoli di alte cariche aziendali perché ritenute non idonee”. Il 25% delle intervistate ha subito difficoltà collegate alla maternità arrivate, in un caso, fino al licenziamento. Il 39% ha dovuto difendersi da atteggiamenti sessisti: da battute semiserie del tipo “meno rossetto e meno Armani gioverebbe alla tua carriera” a atteggiamenti di discriminazione arrogante “i miei capi famosissimi che mi prendevano sempre per la cameriera” fino a chiare richieste di prestazioni sessuali senza le quali non si viene neanche pagate. Anche per le giornaliste e le PR le fiere sono un momento delicato in cui la probabilità di venire infastidita cresce di molto così come la sensazione di essere meno considerata per il solo fatto di essere donna. Ecco che la reazione è quella di mettersi in proprio e il 73% delle Donne del Vino intervistate hanno creato la propria impresa, spesso molto piccola (39% dei casi sotto i 100.000 di fatturato annuo).

CONSUMATRICI

Conferme e sorprese anche sulle donne consumatrici di vino prese in esame attraverso le interviste di ristoranti, enotecarie e sommelier. Tutte valutano le wine lovers donne in crescita quantitativa e qualitativa anche per l’abbandono di luoghi comuni che vedevano sconveniente il calice di vino in mano femminile in pubblico. Al ristorante la donna dice la sua nella scelta del vino solo se è in coppia, mentre quando è in gruppo è ancora l’uomo a decidere. A tavola le scelte femminili si orientano sui bianchi e in seconda battuta sulle bollicine. Per la consumatrice donna conta il gusto personale e il nome del produttore perché nella stragrande maggioranza dei casi sceglie i brand che conosce.

CHI SONO LE DONNE DEL VINO

Le Donne del Vino sono un’associazione senza scopi di lucro che intende promuovere la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino. Nata nel 1988, conta oggi 700 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste. Altre info sul blog: www.ledonnedelvino.it

Associazione Nazionale Le Donne del Vino 02 867577, www.ledonnedelvino.com, info@ledonnedelvino.com

Ufficio stampa:

Anna Pesenti

annapesenti@hotmail.it

335 6376458 – 334 3997914

Fiammetta Mussio

fiammetta.mussio@gmail.com

339 7552481

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Il Gourmettino è Osteria Contemporanea

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Il Gourmettino è un innovativo progetto di ristorazione e non solo che fa del buon cibo, della sana alimentazione e del piacere dello stare insieme i suoi presupposti principali.
L’idea nasce in Puglia, tra Bari e Peschici, sintesi delle diverse esperienze in campo ristorativo, dello sviluppo di progetti retail, di branding e web marketing dei suoi soci fondatori.

Le luci della sala centrale, nella zona bar, nello spendido giardino interno riprendono le tipiche luminarie , così come le maioliche di Martina Franca (Br) rimandano direttamente ad un territorio ed alle sue tradizioni.
La parete di ingresso, fronte cucina, riporta delle immagini dei nostri territori, delle nostre materie prime, delle nostre persone. E’ pensata come uno spazio da dedicare ad artisti che vogliono offrire il loro punto di vista sul territorio, sul cibo, sulla gente.

A Firenze, 18 novembre, si accendono le luci, Il Gourmettino apre i battenti con una serata dedicata agli amici, alla stampa, per una cena particolare: l’omaggio alla Puglia dell’artista fiorentina Elisabetta Rogai.

Ascoltare il tempo e la natura per un magico incontro, quello di Elisabetta Rogai con la Puglia, una performance live di EnoArte con una lastra di marmo arrivata da Foggia nel Gargano, il Nero di Troia de le Cantine Le Grotte di Apricena (FG) e la cucina di Domenico Cilenti.

Ed Elisabetta Rogai coglie l’attimo, lo vive, trasformandolo in un momento evocativo, ma anche innovazione, pensato, riflesso dai suoi pensieri, dalla sua curiosità, dal suo eclettismo…..nasce una nuova materia dove dipingere con il vino, il Marmo Garganico di Apricena, bianco, che quasi sgomenta da com’è bianco, ma lei lo domina, con grazia e con sapienza, lo fa vivere, lo plasma di colore, gli da un anima.

E l’eclettismo della Rogai ci porta per la prima volta ad un inedito abbinamento, marmo e vino, il marmo usato come inedita tela d’artista per dipingere con il vino, un abbinamento insolito ma anche logico, quello di unire, con l’arte, due prodotti del territorio che rappresentano in 14125667_10210552716844355_9132364899390635184_omaniera efficace la nostra terra e tutti le caratteristiche della cultura come tradizioni, storia e la proiezione verso il futuro, stagione dopo stagione; niente, infatti, come il vino e il marmo parlano della nostra terra, che, coinvolgendo le emozioni in un bicchiere di vino suggeriscono la ricerca per individuare l’evoluzione delle aspettative, gesti armonizzati da un rapporto che acquisisce le sfumature più sofisticate per far nascere un capolavoro della natura.

 

DOMENICO CILENTI: L’EXECUTIVE CHEF DE IL GOURMETTINO

Nato a Peschici nel 1972, inizia la sua carriera culinaria nella cucina del ristorante di famiglia. Parte poi in Svizzera per lavorare come sous chef nelle cucine di Dario Ranza, executive chef della Villa Principe Leopoldo di Lugano.
Dal 2003, con l’apertura del suo ristorante “Porta di Basso”, contribuisce alla riscoperta del Gargano e del suo patrimonio gastronomico, grazie alla sua cucina d’innovazione pugliese.
La cucina di Domenico è focalizzata sulla creazione di un’esperienza totale fatta di sfumature nette e di sapori brillanti tipici del sud Italia, composta da prodotti interamente biologici, biodinamici o selvatici.
Lo stile audace che caratterizza gli abbinamenti dei suoi piatti gli permette nel 2003, a un anno dall’apertura, di entrare nella guida Michelin. Nel 2006 vince il premio come miglior giovane chef della Puglia, nel 2008 quello di miglior giovane chef del Mezzogiorno a cura di Luigi Cremona, noto giornalista del mondo culinario e nello stesso anno è insignito del titolo di chef dell’anno in Puglia.
Oggi Domenico Cilenti è riconosciuto come uno dei più influenti cousine chef pugliesi nel mondo.

 

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Premio Giulio Gabelli 2017: Lunedi 13 febbraio a Firenze la proclamazione dell’enologo Under 35 più “Gambelliano” dell’anno

Giulio-GambelliPremio Giulio Gabelli 2017: Lunedi 13 febbraio a Firenze la proclamazione dell’enologo Under 35 più “Gambelliano” dell’anno

La premiazione in programma alla Stazione Leopolda
durante la Chianti Classico Collection

Ultimo atto dell’edizione 2017 del PREMIO GIULIO GAMBELLI, che LUNEDI’ 13 FEBBRAIO vedrà la proclamazione del vincitore nel corso di una cerimonia in programma alle ore 20 presso la Stazione Leopolda di Firenze. Sarà così finalmente svelato il nome del giovane enologo under 35 il cui lavoro abbia saputo incarnare al meglio l’idea di vino portata avanti dal grande Maestro del Sangiovese: rispetto ed esaltazione delle tipicità di ogni singolo vitigno, delle caratteristiche del territorio e delle peculiarità dell’annata vendemmiale.
Queste le finalità del riconoscimento, istituito nel 2012 da ASET (Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana) ed IGP (I Giovani Promettenti, blog-network costituita da Lorenzo Colombo, Roberto Giuliani, Carlo Macchi, Angelo Peretti, Andrea Petrini, Luciano Pignataro e Stefano Tesi).
Un successo crescente quello del Premio, alla sua quinta edizione, con tanti professionisti in gara da tutta la Penisola selezionati grazie alle segnalazione del giornalisti di settore e, novità introdotta dall’edizione 2016, per autocandidatura. Minimo tre i vini presentati in assaggio da ognuno, tutti già in commercio, la cui “gambellianità” è stata valutata attraverso una degustazione alla cieca – con sola segnalazione di tipologia, annata e varietà utilizzate – da una giuria formata da 10 giornalisti ASET ed IGP.
La consegna del Premio, ospitata a rotazione dai Consorzi partner – Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano, Brunello di Montalcino e Consorzio della Denominazione San Gimignano – avverrà quest’anno nell’ambito della Chianti Classico Collection 2017, la kermesse promossa dal Consorzio Vino Chianti Classico.
Oltre alla targa ricordo il vincitore riceverà un assegno da 1500 euro, riconoscimento economico possibile grazie al contributo del Consorzio Vino Chianti Classico e di alcune delle aziende di cui Giulio Gambelli è stato amico e consulente: Bibbiano, Collemassari-Poggio di sotto, Fattoria Rodano, Il Colle, Montevertine e Ormanni. Il regolamento del Premio Gambelli è visionabile sul sito www.asettoscana.it

I VINCITORI DELLE PASSATE DIZIONI:
Premio Gambelli 2013 – Fabrizio Torchio (Grape – Gruppo Ricerche Avanzate Per l’Enologia)
Premio Gambelli 2014 – Gianluca Colombo (Az. Segni di Langa, Roddi – CN / Cordero Consulenze)
Premio Gambelli 2015 – Francesco Versio (Az. Bruno Giacosa, Neive – CN)
Premio Gambelli 2016 – Sebastian Nasello (Az. Podere Le Ripi, Montalcino – SI)

Ufficio Stampa Aset Toscana
Studio Umami – 347.0613646

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Killer in Red il cocktail Campari inedito

Killer in RedKiller in Red il cocktail Campari inedito

Ingredienti
2,25 cl di Campari,
2,25 cl di Vermouth Bianco
1,5 cl di Grand Marnier
2,25 cl di Chamomile Gin
una goccia di essenza di rose

Preparazione
Raffreddare il bicchiere con ghiaccio. Miscelare i liquori secondo le dosi indicate. In un mixing glass con ghiaccio versare gli ingredienti. Girare con l’aiuto di un bar spoon e filtrare nella coppetta senza il ghiaccio. Profumare con essenza di rose.

*per preparare l’essenza di rose aggiungere al Campari gocce di olio essenziale di rosa. Versare in una boccetta con pipetta
È Killer in Red il cocktail Campari inedito per festeggiare San Valentino

Killer in Red, il cocktail da cui prende vita il cortometraggio di Paolo Sorrentino, unisce il carattere bitter di Campari alla dolcezza del Grand Marnier e dell’essenza di rose

Quest’anno per San Valentino l’ispirazione è il rosso Campari. Rosso come la passione, intenso come il sapore bitter e inedito come il nome che porta, Killer in Red. Questa la sintesi di un cocktail che entra in scena con un progetto di comunicazione inedito e rivoluzionario: vera e propria ri(e)voluzione in senso olistico del Calendario Campari. Red Diaries racconta il 2016 attraverso la storia di 12 nuovissimi cocktail.
Fulcro del progetto è proprio il corto Killer in Red pubblicato on line il 24 gennaio (https://www.youtube.com/watch?v=fKKp6tQeXho&feature=youtu.be) diretto da Paolo Sorrentino che racconta la storia di questo inedito cocktail attraverso il racconto di Clive Owen, nel duplice ruolo di bartender e avventore. Un noir in piena regola, che in poco meno di 12 minuti racconta la storia d’amore legata a questo cocktail. Deciso, saporito, ricco di contrasti: così come la pellicola riesce a trasferire emozioni forti, allo stesso modo questo cocktail rappresenta la passione espressa dai protagonisti. I destini di una famme fatale dal fascino misterioso e di un Clive Owen tenebroso e imperscrutabile si intrecciano in una storia di amore e passione. Killer in Red celebra proprio questa forte passione.

Valeria Conte

Havas PR Milan

t +39 02 85457009
m +39 342 8007520
w havaspr.ithavaspr.it

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È Killer in Red il cocktail Campari inedito per festeggiare San Valentino

Killer in RedÈ Killer in Red il cocktail Campari inedito per festeggiare San Valentino

Killer in Red, il cocktail da cui prende vita il cortometraggio di Paolo Sorrentino, unisce il carattere bitter di Campari alla dolcezza del Grand Marnier e dell’essenza di rose

Quest’anno per San Valentino l’ispirazione è il rosso Campari. Rosso come la passione, intenso come il sapore bitter e inedito come il nome che porta, Killer in Red. Questa la sintesi di un cocktail che entra in scena con un progetto di comunicazione inedito e rivoluzionario: vera e propria ri(e)voluzione in senso olistico del Calendario Campari. Red Diaries racconta il 2016 attraverso la storia di 12 nuovissimi cocktail.
Fulcro del progetto è proprio il corto Killer in Red pubblicato on line il 24 gennaio (https://www.youtube.com/watch?v=fKKp6tQeXho&feature=youtu.be) diretto da Paolo Sorrentino che racconta la storia di questo inedito cocktail attraverso il racconto di Clive Owen, nel duplice ruolo di bartender e avventore. Un noir in piena regola, che in poco meno di 12 minuti racconta la storia d’amore legata a questo cocktail.  Deciso, saporito, ricco di contrasti: così come la pellicola riesce a trasferire emozioni forti, allo stesso modo questo cocktail rappresenta la passione espressa dai protagonisti. I destini di una famme fatale dal fascino misterioso e di un Clive Owen tenebroso e imperscrutabile si intrecciano in una storia di amore e passione. Killer in Red celebra proprio questa forte passione.

Ecco la ricetta
Ingredienti
2,25 cl di Campari,
2,25 cl di Vermouth Bianco
1,5 cl di Grand Marnier,
2,25 cl di Chamomile Gin,
una goccia di essenza di rose
Preparazione
Raffreddare il bicchiere con ghiaccio. Miscelare i liquori secondo le dosi indicate. In un mixing glass con ghiaccio versare gli ingredienti. Girare con l’aiuto di un bar spoon e filtrare nella coppetta senza il ghiaccio. Profumare con essenza di rose.

*per preparare l’essenza di rose aggiungere al Campari gocce di olio essenziale di rosa. Versare in una boccetta con pipetta

Valeria Conte

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