Collio Chardonnay 2009 -Marco Felluga – Vinoteca Perugia San Sisto

felluga.jpgCollio Chardonnay 2009 -Marco Felluga – Marco Felluga

La coltivazione di codesto vitigno nelle nostre zone risale alla fine del 1800. In passato veniva considerato un clone del suo parente più prossimo pinot bianco. Negli ultimi decenni, grazie a studi approfonditi è stato riconosciuto come varietà a se stante.

Giallo paglierino solcato da verdi riflessi di gioventù. Ha un impatto olfattivo di buona intensità ed eleganza con profumi freschi e fruttati su un fondo vegetale e minerale. Ricorda la pesca, la prugna gialla, il timo e il tarassaco.

È caldo, ha buon corpo e un’esuberante freschezza vivacizzata da note aromatiche. 

Perfetto per antipasti e primi piatti a base di verdure. 

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San Sisto 57

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Collio Tocai Friulano 2010 – Marco Felluga – Vinoteca Perugia San Sisto

felluga.jpgTocai Friulano varietà coltivata da sempre nelle colline friulane, fu iscritta nel catalogo della Associazione Agraria Friulana nel settembre del 1863. In quella occasione come curiosità si scrisse un brano dell’Aquileia’s Patriarchegraber:” un fatto meno noto… è la circostanza che l’Ungheria deve uno dei suoi più preziosi prodotti al Patriarca Bertoldo, poiché Bela IV, non senza l’assentimento di suo zio (Bertoldo di Audeches, una delle più importanti e ricche famiglie dei suoi tempi dominò in Aquileia 33 anni dal 1218 al 1251) trapiantò dal Friuli nel suo regno le viti di tokay. Seguirono molti lavori di catalogazione dei vitigni autoctoni friulani nei primi del novecento.

 

Colore giallo paglierino dal riflesso verde luminoso. Al profumo spicca il fiore di mandorlo, seguito da note floreali quali biancospino e camomilla lasciando spazio ad un fondo vegetale. Al gusto si presenta di buona struttura, morbido ed avvolgente. L’alcool è ben supportato da una vena fresca e sapida. In finale lascia una piacevole persistenza.

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Faraone – Cantina “I Pastini” – Suggerito da Cristina

vino-bianco-della-valle-d-itria-faraone.jpgUn verdeca in purezza, vitigno la cui origine è incerta pare che provenga dalla Spagna e sia parente del verdejo. Il verdeca è uno dei vitigni più comuni della Valle D’Itria ed è alla base del primitivo Locorotondo DOC un vino bianco ormai molto conosciuto.
Il faraone è un vino dal colore giallo paglierino con riflessi verdolini. Come profumo ha un bouquet intenso, delicato, floreale.Il suo gusto è asciutto, fresco, pieno. Si tratta di un verdeca in purezza, vitigno la cui origine è incerta pare che provenga dalla spagna e sia parente del verdejo.
 
 

 
 

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Vigna Loreto il nuovo Cru di Mastrojanni – Suggerito da Cristina

foto ILLY.JPGElegante, complesso, senza compromessi. Nasce nel miglior terroir di Montalcino grazie al lavoro e una squadra affiatata che ha saputo, negli anni, creare vini indimenticabili
 
Con il cru Vigna Schiena d’Asino, Mastrojanni ha dato vita a uno dei vini più amati e apprezzati, portando la DOCG Brunello di Montalcino al suo livello di eccellenza. Con il cru Vigna Loreto regala agli appassionati di tutto il mondo un altro vino dal carattere unico.
 
Uomini e terroir sono gli elementi che permettono a Mastrojanni di raggiungere il suo stile d’eccezione. Le vigne crescono in una tale varietà di suoli – ognuno diverso e caratteristico, tanto che potrebbe essere un cru a sé stante – e sono la vera ricchezza della cantina.
 
Nell’ettaro e mezzo della parcella della Vigna Loreto, l’uva Sangiovese trova le caratteristiche di un suolo di tufo scosceso, ricco di ciottoli del fiume Orcia, lasciati quando si è ritirato. Dodici anni fa, Andrea Machetti e la sua squadra hanno scelto di piantare ottomila viti, allevate a cordone speronato, curate e selezionate sino ad ottenere una resa molto bassa (60/65 quintali per ettaro) e della migliore qualità.
 
Il primo cru Vigna Loreto viene prodotto in appena novemila bottiglie, dentro ognuna della quali si trova la cura e l’attenzione alla qualità di Mastrojanni.  Tutta la cura e l’amore per le cose buone e naturali che da sempre fanno parte della filosofia della   famiglia Illy  che nel 2008 ha acquisito la proprietà della cantina trasportandovi la propria passione e il proprio savoir faire.
 
Ogni passaggio della creazione di Vigna Loreto – come di tutti gli altri vini di Mastrojanni – viene realizzato con una cura estrema, meticolosa, quasi maniacale. Dopo una raccolta manuale in cassette piccole e una successiva, ulteriore, cernita dei grappoli, solo le migliori uve si avviano alla spremitura e alla lunga macerazione sulle bucce.
 
Successivamente, un passaggio di 36 mesi in botti da 16, 33 e 54 hl di rovere di Allier e un affinamento di 6/8 mesi in bottiglia conferiscono al Vigna Loreto la sua personalità unica.
 
Le caratteristiche organolettiche. All’occhio si mostra di un rosso rubino intenso con tenui riflessi granati. Al naso è di grande intensità e complessità e offre un bouquet con note floreali (rose, viole, iris) e fruttate (lamponi, fragoline di bosco, prugna) che si chiudono con i caratteristici sentori freschi e balsamici del terroir di Castelnuovo dell’Abate, che qui si rivelano particolarmente delicati.  In bocca rivela la propria anima Mastrojanni: profondo, austero, complesso. Il terreno tufaceo spinge un tannino elegante e marcato che la morbidezza del 2007 sfuma e arrotonda. In un finale di grande persistenza tornano le note fresche della macchia mediterranea e del minerale.
 
Un cru unico, senza compromessi. Un vino di un’eleganza consapevole, sofisticata, che si coniuga in modo impeccabile con la forza e la pienezza dei Brunello Mastrojanni.
 
 
 
 
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Aivè Vdtm – Azienda La bruciata

Vitigno: Moscato Bianco 100%

Esposizione Vigneti: S. Sud Ovest 80%, Nord 20%

Resa per ettaro: 7000 Kg

Grado alcol: 12%vol.

Acidità totale: 6

Estratto secco: 23

Zuccheri residui: 2 g/l

Colore: giallo paglierino chiaro con riflessi verdolini

Profumi: intensi aromi primari varietali da uva moscato, fiori di

biancospino, salvia officinalis, albicocca, menta bianca

Gusto: elegante, freschissimo, citrino, intenso e ricco.

Completamente secco, senza stucchevolezze. Finale di ottima

persistenza, privo di ogni amarezza

Abbinamenti: ottimo aperitivo e fresco fuori pasto, si accosta ad

antipasti di mare e carpioni. Tra i primi piatti risotti e paste con

verdure. Ideale con melanzane, asparagi e peperoni. Bene sul pesce

non salsato, anche crudo o affumicato

Temperatura di servizio: 1012°C

 

 

variety of vine: Moscato Bianco 100%

vineyards exposure: South West 80%, North 20%

yield per hectare: 7000 Kg

alcohol degree: 12%vol.

total acidity: 6

dry extract: 23

residual sugars: 2 g/l

colour: pale yellow with green hints

fragrance: intense primary aromas of moscato grapes, hawthorn

flowers, sage, apricot , white mint

taste: elegant, fresh, intense and rich. Very dry. Final with

wonderful persistence, without bitterness

pairings: perfect as aperitif and fresh between meals, it goes well

with sea starters and carpione (cold vinegar fried steak and

vegetables). Risotto and pasta with vegetables. Aubergines,

asparagus, peppers and fish without sauce, row and smoked fish

temperature of service: 1012°C

 

OSCAR BOSIO

VITICOLTORE IN SANTO STEFANO BELBO

Azienda Vitivinicola di Oscar Bosio

Str. Bruciata, 5 – Fraz. Valdivilla – 12058 S. Stefano Belbo (Cn)

Tel. 0141 847185 Fax 0141 847900

info@la-bruciata.com

www.la-bruciata.com

 

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Il Cra presenta a Vinitaly esclusivi vini sperimentale dei suoi centri ricerca – Marte comunicazioni

vino_Bianco_Rosso.jpgDegustazioni guidate allo stand istituzionale del Mipaaf e un workshop sul contributo del CRA al miglioramento della vitivinicoltura italiana gli appuntamenti più significativi per il Consiglio al salone internazionale del vino e dei distillati

Prosecco, Primitivo, Syrah, Barbera, Falanghina, Moscato Giallo, Arneis, Albarossa, Cornarea: sono solo alcuni degli esclusivi vini “sperimentali”, non in commercio, che il CRA-Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, presenterà con degustazioni guidate a Vinitaly dal 25 al 28 marzo presso lo stand istituzionale del Ministero per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali per far assaggiare ai presenti il risultato di approfondite ricerche condotte sui vitigni e sulle tecniche di produzione vitivinicola.

Il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura sarà presente al salone internazionale del vino e dei distillati con cinque strutture di ricerca. Il primo è il CRA-VIT, Centro di Ricerca per la Viticoltura di Conegliano che proporrà in versione Brut e Dry il Prosecco ottenuto da uve di nuove selezioni (cloni) oggetto di studio e di Glera (il nuovo nome del vitigno Prosecco), coltivate nell’azienda sperimentale dello stesso CRA CVIT. Il profilo sensoriale di questo vino denota un buon equilibrio alcool-acidità, di media struttura, con un aroma fruttato di frutta gialla, agrumi e mela verde.

logo cra.JPGQuattro i vini del CRA-ENO, Centro di ricerca per l’enologia di Asti prodotti secondo il protocollo base adottato ormai da diversi anni dalla Cantina Sperimentale: due bianchi – il Cortese e lo Chardonnay – prodotti con un limitato utilizzo di additivi e coadiuvanti enologici, e due rossi – il Syrah e il Barbera – ottenuti con la tecnica dell’estrazione differita degli antociani. I vini, annata 2011, sono ottenuti dalla vinificazione di uve da viticoltura convenzionale provenienti dal vigneto sperimentale dello stesso CRA-ENO.

 

Il CRA-VIC, Unità di ricerca sulla viticoltura di Arezzo porterà i vini ottenuti dalle sperimentazioni condotte in Toscana su nuove selezioni di Sangiovese – il vitigno con la maggiore diffusione in Italia e simbolo di grandi vini rappresentanti del Made in Italy enologico, quali il Brunello e il Chianti C e con il Foglia Tonda, varietà toscana praticamente scomparsa prima che venisse recuperata e rivalorizzata dall’Unità di Ricerca di Arezzo.

E’ la Malvasia puntinata del Lazio il vitigno su cui ha lavorato il CRA-ENC, Unità di ricerca per le produzioni enologiche dell’Italia Centrale di Velletri, che metterà in degustazione il frutto della sperimentazione su questo vitigno autoctono – rappresentativo di una realtà significativa del territorio anche in funzione della sostenibilità ambientale della sua coltivazione – volta ad esaltarne le qualità intrinseche attraverso tecniche di macerazione e un’azione mirata su tempo e temperatura per rendere il vino decisamente innovativo nel gusto, persistente e aromatico.

Ci saranno poi il Primitivo, la Falanghina e il Moscato Giallo, prodotti dal CRA-UTV, Unità di ricerca per l’uva da tavola e la viticoltura in ambiente mediterraneo di Turi (BA) con uve recuperate nel Mezzogiorno d’Italia nell’ambito del progetto Vitivin-Valut, trasferite e coltivate nell’azienda sperimentale del CRA CUTV. Il vino del vitigno Primitivo ha un profilo sensoriale caratterizzato da un colore rosso rubino intenso, di buona consistenza, ampio e complesso, con note fruttate di prugna, amarena e piccoli frutti di bosco, speziate e balsamiche. Il Moscato giallo ha un profilo sensoriale caratterizzato da una particolare freschezza, aromaticità e intensità data dalle note tropicali di agrumi e di frutta matura come la pesca gialla e il melone. Il vino dell’uva Falanghina, si presenta anch’esso fresco, fine, intenso e persistente, dominato da note fruttate, di mela e frutti esotici, note floreali di ginestra e biancospino.

Per tutta la durata del salone, presso lo stand del Mipaaf, verranno proiettati filmati inerenti le attività del CRA, effettuate degustazioni guidate dei vini sperimentali, non in commercio, istribuito materiale informativo e pubblicazioni scientifiche sul tema.

In programma, per il 28 marzo alle ore 11, anche un workshop dal titolo “La ricerca scientifica del CRA per il miglioramento della competitività nel settore viti-vinicolo italiano” al quale interverranno il Commissario Straordinario del CRA Giuseppe Alonzo, il Direttore del Dipartimento Trasformazione e Valorizzazione dei Prodotti Agroindustriali del CRA Paolo Ranalli e rappresentanti delle singole strutture del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura coinvolti su viticoltura ed enologia. Le tematiche sviluppate riguarderanno i contributi scientifico/sperimentali delle varie strutture in rapporto alle esigenze del mondo produttivo e i programmi futuri di ricerca alla luce delle nuove sfide del settore ( sostenibilità economica, ambientale, sociale; qualità globale, ecc.). Il workshop si terrà nella sala 2 al piano terra del Palaexpo nell’area di Veronafiere dedicata al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.

Il CRA – Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura, con competenza scientifica generale nel settore agricolo, agroindustriale, ittico, forestale, dell’ambiente e del clima C è un ente con personalità giuridica di diritto pubblico, posto sotto la vigilanza del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha autonomia scientifica, statutaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria. Con 15 Centri e 32 Unità di ricerca con competenze scientifiche nelle principali filiere agricole e in cui operano complessivamente 1.400 persone, di cui due terzi ricercatori, tecnici e operatori e con una dotazione di circa 5.300 ettari di aziende sperimentali, il CRA costituisce il più grande ente italiano di ricerca in agricoltura. Da segnalare anche il contributo dato dal CRA al portafoglio dei brevetti contenuti nel Catalogo con 32 ritrovati per invenzione industriale, tipologia alla quale afferiscono principalmente metodi e procedimenti innovativi riguardanti diversi ambiti di ricerca e che in molti casi scaturiscono da una proficua collaborazione con altri soggetti esterni all’Ente (altri EPR, Università, Ditte o Società private). Non sono rari i casi in cui i ritrovati abbiano una ricaduta che va oltre l’applicazione nell’ambito del settore primario (ad esempio in campo bio-medico). Ciò a sottolineare il contributo trasversale che la ricerca agraria può fornire al progresso tecnologico di altri settori.

Roma, 21 marzo 2012

CRA 

via Nazionale, 82 C 00184 Roma

T  +39-06-478361 

 F  +39-06-47836320

W  www.entecra.it 

@  cra@entecra.it

C.F.  97231970589

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Minnella- AIS Lecco

Vitigno autoctono dell’ Etna a bacca bianca coltivato soltanto sulle pendici del vulcano, lo si ritrova spesso associato in vigna al Nerello e al Carricante. Il nome deriva dal siciliano e vuol dire “piccolo seno” per la forma dei suoi acini. È diffuso nel versante est e in particolare nel territorio di Viagrande.

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Nerello Mascalese – AIS Lecco

Vitigno a bacca nera storicamente prevalente sull’Etna, prende il nome dal territorio di Mascali dove venne selezionato un paio di secoli fa. È la base dell’Etna Rosso DOC, nel quale devono essere presenti uve Nerello Mascalese per almeno l’80%. Come gli altri vitigni etnei il Nerello Mascalese è a maturazione tardiva, dunque viene vendemmiato intorno alla seconda decade di ottobre. Produce vini dalle sfumature diverse a seconda del versante, della quota in cui è coltivato e del sistema di allevamento, generalmente accomunati da una grande struttura e da un’eleganza di profumi destinata ad evolversi ulteriormente con l’invecchiamento.

 

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Carricante – AIS Lecco

Vitigno autoctono dell’ Etna

È un vitigno a bacca bianca che si trova esclusivamente sull’Etna e il suo nome si riferisce alla grande produttività della pianta, intendendosi infatti per carricante “pianta carica di frutti”. È particolarmente diffuso nel versante est del vulcano ed è la base dell’Etna bianco DOC.

 

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I vini dell’Etna – AIS Lecco

I vini dell’Etna che rappresentano oggi una delle più apprezzate eccellenze del vino siciliano, sono il frutto di una tradizione vitivinicola tra le più antiche al mondo. La vite ha sempre trovato sull’Etna un ambiente ideale in cui svilupparsi. Il rinvenimento ai piedi del vulcano di una vite selvatica risalente all’epoca terziaria conferma ciò che agli antichi greci era già noto da tempo: l’esistenza della vite sull’Etna da tempi remotissimi.

Una pianta non seminata, né piantata né arata, come la descrive Omero nell’Odissea parlando della fertile terra dei Ciclopi e, secondo un’antica leggenda, disseppellita dal cane reale Aeunon, dal cui nome forse deriva il termine greco enos, vino.

 

In epoca romana i vini etnei sono assai apprezzati nella capitale e nell’area mediterranea; la superficie vitata aumenta, vengono costruitii primi torchi, la pratica della viticoltura etnea diviene oggetto di dissertazione da parte di scienziati e poeti. Il passare dei secoli vede i vini dell’Etna ancora al centro di un grande interesse e di un importante commercio. In epoca moderna i vini vengono imbarcati al porto di Riposto alla volta della Francia, destinati a tagliare e dare corpo ai vini francesi. Il successo del comparto vitivinicolo (dovuto anche alla riforma agraria del 1812) spinge i contadini ad ampliare la superficie vitata che, così, si innalza di quota. I terreni pietrosi e scoscesi del vulcano impongono una diffusa opera di dissodamento e di costruzione dei muretti a secco di pietra lavica, monumentali terrazzamenti per vigneti che adesso si spingono fino ed oltre i 1000 metri di quota. In questo periodo proliferano i palmenti in pietra lavica, già presenti fin dall’epoca romana, ossia il luogo deputato alla trasformazione dell’uva a cui erano annesse l’abitazione dei contadini e la stalla. Il territorio etneo è ancora oggi disseminato di queste case-cantina in pietra lavica che, durante la vendemmia, brulicano di vita, di canzoni contadine, di tradizioni e riti imperituri.

Il vino dell’Etna, nelle sue tipologie Etna Rosso, Etna Rosato, Etna Bianco ed Etna Bianco Superiore, è stato il primo vino siciliano da tavola ad ottenere, nel 1968, il riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata.

I vitigni autoctoni dell’ Etna

Nerello Mascalese

Vitigno a bacca nera storicamente prevalente sull’Etna, prende il nome dal territorio di Mascali dove venne selezionato un paio di secoli fa. È la base dell’Etna Rosso DOC, nel quale devono essere presenti uve Nerello Mascalese per almeno l’80%. Come gli altri vitigni etnei il Nerello Mascalese è a maturazione tardiva, dunque viene vendemmiato intorno alla seconda decade di ottobre. Produce vini dalle sfumature diverse a seconda del versante, della quota in cui è coltivato e del sistema di allevamento, generalmente accomunati da una grande struttura e da un’eleganza di profumi destinata ad evolversi ulteriormente con l’invecchiamento.

Nerello Cappuccio

Il Nerello Cappuccio, o Mantellato, è un altro vitigno a bacca rossa diffuso sul vulcano che, assieme al Nerello Mascalese ma in percentuali assai inferiori, rappresenta gran parte del panorama ampelografico delle vigne etnee. Il suo nome deriva dal caratteristico portamento della pianta. È presente nell’Etna rosso DOC per una quota che non può superare il 20%. Al vino regala una maggiore intensità cromatica sopperendo così alla scarsa capacità colorante del Nerello Mascalese.

Carricante

È un vitigno a bacca bianca che si trova esclusivamente sull’Etna e il suo nome si riferisce alla grande produttività della pianta, intendendosi infatti per carricante “pianta carica di frutti”. È particolarmente diffuso nel versante est del vulcano ed è la base dell’Etna bianco DOC.

Minnella

Vitigno autoctono a bacca bianca coltivato soltanto sulle pendici del vulcano, lo si ritrova spesso associato in vigna al Nerello e al Carricante. Il nome deriva dal siciliano e vuol dire “piccolo seno” per la forma dei suoi acini. È diffuso nel versante est e in particolare nel territorio di Viagrande.

 

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Cabernet Franc

Il Cabernet Franc è uno vitigni a bacca rossa più famosi al mondo e, grazie i suoi 45 mila ettari di allevamento complessivi, uno dei venti vitigni più diffusi in assoluto.

Possiamo trovare il Cabernet Franc praticamente in ogni continente: dagli Stati Uniti al Sud America (Brasile, Cile), dalla Russia al Sud Africa, fino all’Australia, senza dimenticare l’Europa dove è diffuso massicciamente in Germania, Slovenia, Ungheria e soprattutto in Italia e in Francia, dove si contano rispettivamente 7 e 35 mila ettari di vigneto destinati alla sua coltivazione. Le sue terre d’elezione, è risaputo, si trovano nel sud e centro ovest della Francia; quello che forse non tutti sanno, però, è che le sue origini più antiche, a dispetto del nome, non affondano le radici in questo Paese, bensì in Spagna.

Infatti, secondo gli studi del francese Guy Levignac, uno dei massimi esperti di ampelografia nella regione bordolese, il Cabernet Franc, appartenente alla famiglia del vitigno Carmenet di cui rappresenta l’esemplare più vicino alle varietà selvatiche, sarebbe originario del versante iberico della catena dei Pirenei. Solo in un secondo momento sarebbe stato introdotto nel sud ovest della Francia grazie ai devoti di ritorno dai pellegrinaggi a Santiago di Compostela: stabilitosi inizialmente nel nord dell’Aquitania, dove incontrò da subito condizioni climatiche e del suolo favorevoli, il Cabernet Franc si diffuse in breve tempo in tutta la regione, spostandosi anche più a sud, verso gli attuali dipartimenti della Garonne e delle Landes.

Anche riguardo la sua successiva introduzione nella valle della Loira restano aperti diversi interrogativi.

Stando ad alcune fonti storiche, questo vitigno sarebbe stato portato sulle sponde della Loira all’inizio del XVII secolo dal Cardinale Richelieu; secondo altre, invece, il responsabile sarebbe un altro uomo di Chiesa, l’abate Breton, da cui potrebbe derivare il nome che anticamente identificava il Cabernet Franc in questa regione: “plant breton”. Tutto sembrerebbe coincidere se non fosse che, già un secolo prima, Rabelais avesse citato in un suo scritto il “bon vin breton” che si beve a Chinon, sua città natale.

 

Comunque siano andate le cose, in questi luoghi, negli attuali dipartimenti della Loira, tra i comuni di Anjou, Saumur, Chinon e Bourgeuil, il Cabernet Franc ha trovato, ancor più che nei territori del bordolese, le condizioni ottimali per prosperare: clima temperato, fresco, con estati calde e mediamente lunghe, terreni argillosi e in alcuni casi sabbiosi che, in assenza di periodi di siccità prolungati, consentono un adeguato apporto d’acqua. Contrariamente a quanto avviene nel sud della Francia, dove il Cabernet Franc è vinificato prevalentemente in uvaggio, in queste particolari condizioni esso esprime al meglio i tipici aromi primari erbacei e fruttati se vinificato in purezza: il Saumur-Champigny e Le Clos de Neuilly sono solo due degli eccellenti vini di questa regione.

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Rosso Montefalco Milziade Antano – Vinoteca Perugia San Sisto

ROSSO MONTEFALCO MILZIADE ANTANO.jpgCantina: Fattoria Colleallodole di Milziade Antano

Vitigno: Sangiovese, Merlot, Sagrantino

Gradi: 14,5

Alla vista: rosso granato

All’olfatto: ciliegie, spezie, cacao

Al palato: vibrante e tannico

Abbinamenti: formaggi, salumi

Temperatura di servizio: 16°-18°

Colore, aroma gusto persistente, tutto perfetto in questo vino base di una delle cantine storiche di Montefalco.

Vinoteca Perugia San Sisto

Viale san Sisto 57

Perugia (PG)

Telefono 075 529 2430

 

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Montepulciano Azienda Pepe Vinoteca Perugia San Sisto

Montepulciano.jpgL’Azienda Pepe non ha bisogno di molte presentazioni; sono noti a tutti i vertici di qualità che i loro prodotti possono raggiungere, a cui ben poche aziende oggi possono aspirare.Questo Montepulciano non è un vino banale: o lo si ama o lo si odia, non ci sono vie di mezzo.Consiglio vivamente di aprire la bottiglia molto tempo prima del servizio, anche due ore in anticipo, in modo tale che il vino, a contatto con l’ossigeno, possa sprigionarsi completamente.Appena versato nel bicchiere subito colpisce per la regalità con cui si muove: passi lenti, austeri, calorosi.Il colore sull’unghia è quello dell’amarena spenta con le venature nere dell’inchiostro.Lacrima sulle pareti, piange. 

Al naso nell’imediato colpisce per le note di sottobosco, foglie secche, terra battuta, olive. Poi, roteando il calice, emergono i frutti addormentati dell’amarena sotto spirito, le note di sanguinaccio, ferro arrugginito. Al sorso dà il meglio di sè: composto ma non piatto; la trama tannica è carezzevole e fittissima

Vinoteca Perugia San Sisto

Viale san Sisto 57

Perugia (PG)

Telefono 075 529 2430

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Il Carmignano di Fattoria di Bacchereto – Vinoteca Perugia San Sisto

Carmignano di Fattoria di Bacchereto.jpgIl Carmignano di Fattoria di Bacchereto rappresenta da tempo uno dei vertici della denominazione di appartenenza. Il Terre a mano (75% sangiovese, 15% cabernet sauvignon, 10% canaiolo nero) rappresenta l’eccezione alla quale indulge senza difficoltà chiunque guardi con sospetto alla presenza di un vitigno internazionale in un vino toscano. Questo prodotto, semplificando ma non troppo, è ciò che i supertuscans – condizionati da mode e punteggi centesimali – non sono stati capaci di essere, vale a dire vini di territorio godibili e mai scontati. 

Qui la presenza del cabernet sauvignon, che pure conferisce al terre a mano eleganza e avvolgenza, non rischia nemmeno lontanamente di svilire la forza espressiva del sangiovese o la versatilità del canaiolo, consentendo a questo vino di raccontare una storia e un territorio. Colore rosso rubino intenso.

Al naso, note vegetali e richiami speziati accompagnano viola mammola, ciliegia e prugna in un gioco di rimandi che si chiude su un sottobosco appena accennato. 

 

Vinoteca Perugia San Sisto

Viale san Sisto 57

Perugia (PG)

Telefono 075 529 2430

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Toscana asso pigliatutto della sommelier – Marte Comunicazione

Comunicato Stampa 28 novembre 2011

La finale a sei si è tenuta ieri a Conegliano

Toscana asso pigliatutto della sommelier

E’ la delegazione Fisar Di Valdichiana ad alzare al cielo il quarto trofeo Divinando nella cantina Di Carpenè Malvolti

Ancora una volta è la Toscana a salire sul gradino più alto del podio, dopo l’affermazione del pisano Luca Canapicchi della Delegazione di Livorno al Trofeo Rastal Miglior Sommelier Fisar d’Italia 2011

Il 2011 è l’anno d’oro per la sommellerie Toscana. Dopo l’affermazione del pisano Luca Canapicchi della Delegazione di Livorno come Miglior Sommelier d’Italia, è la delegazione di Valdichiana ad aggiudicarsi la quarta edizione del Trofeo Divinando, il concorso a squadre riservato alle delegazioni FISAR provenienti da tutta Italia e organizzato dalla Federazione Italiana Sommelier, Albergatori e Ristoratori in collaborazione con Carpené Malvolti.

Al termine di una performance tecnicamente perfetta, a consegnare la targa premio alla squadra toscana è stato il Direttore Generale di Carpenè Malvolti Antonio Motteran insieme alla Vice Presidente nazionale Graziella Cescon e al segretario nazionale FISAR Mario del Debbio, che ha avuto al suo fianco nella valutazione delle performance delle delegazioni finaliste una giuria composta da Claudia Marinelli Presidente della delegazione di Pontedera, Silvio Della Torre per Treviso, Luisella Rubin e Antonio De Vitis della delegazione di San Donà.

Il team composto da Marco Barbi, Luca Del Buono, Cristian Brasini, Roberto Paoloni e Giulia Galanello, ha avuto la meglio sulle compagini di Torino – che nella parte finale della gara ha fatto una rimonta straordinaria andandosi a conquistare, al suo debutto nel trofeo un posto tra le delegazioni storiche di Divinando – e Varazze, rispettivamente seconda e terza classificata al termine di un serrato confronto a colpi di domande – preparate da Alberto Giustarini consigliere nazionale – sulle tipologie di vino, sui territori di produzione e sulle varie “interpretazioni” del vino nell’arte, nella letteratura, nella cinematografia o nella musica, oltre alla prova pratica di riconoscimento bendato di tre vini.

Quarto posto per la delegazione di Livorno, seguita da Firenze e Monza Brianza, tutte meritevolmente giunte nella finale a sei dopo il lungo cammino iniziato il 9 ottobre con le semifinali svoltesi a Monza e a Foiano della Chiana, alle quali hanno preso parte dodici compagini: Bareggio, Monza Brianza, Torino, Treviso, Varazze e Venezia nell’eliminatoria di Monza, Antiche Terra di Siena/Valdelsa, Civitavecchia, Livorno, Firenze, Roma e Valdichiana nell’eliminatoria di Foiano della Chiana.

Da queste, sono uscite le 6 squadre finaliste che domenica 27 novembre si sono contese l’ambito trofeo nella splendida cornice della Cantina della Carpenè Malvolti, partner storico del concorso, resa ancora più suggestiva dallo spazio riservato in Taverna alla prima sezione del Museo Carpené dedicata alla storia e all’evoluzione nel tempo degli “strumenti di lavoro” e ad una serie di bottiglie di grande pregio.

Ogni componente della squadra vincitrice di Valdichiana è stato omaggiato di una Magnum di Prosecco Carpené Malvolti. Al di là della competizione comunque, il Trofeo Divinando, promosso dalla Federazione e realizzato grazie alla preziosa collaborazione con Carpené Malvolti che ha ospitato la finale, si conferma un’occasione unica per stare insieme divertendosi e allo stesso tempo mettere alla prova la professionalità dei sommelier aderenti alla Fisar.

Ufficio Stampa Carpenè Malvolti SpA

Marte Comunicazione snc di Marzia Morganti Tempestini & C.

Tel 335 6130800 Email marzia.morganti@gmail.com

www.carpene-malvolti.com – www.martecomunicazione.com

 
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Plozza – Vinoteca Perugia San Sisto

Plozza.jpgNumero 1 2007
Plozza
IGT Terrazze retiche di Sondrio – 75 cl • 15 %vol
Colore …rosso rubino. Attacco intenso con dolci note di uva passa e di composta di prugne, arricchite da sentori di chiodi di garofano e pepe. In poche parole, un profumo che invoglia a gustare il primo sorso. Al palato si presenta un complesso spettro aromatico, intrigante e seducente sin dal primo sorso. Spiccano note aromatiche di prugna, vaniglia, cannella, composta di mele e pepe. Grazie ai tannini amarognoli ma egregiamente maturi il corpo di questo Nebbiolo è pressoché perfetto, considerevole. Un vino elegante con un finale persistente un vino festoso, fiero, decoroso.

Nebbiolo 100%Visualizza altro

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